Indie Rocks!, Mexico 2012 – IT

  

/ Di Fupete

(leerlo en español…)

 
Fupete IndieRocks 61 FINAL49 720 287x350 Indie Rocks!, Mexico 2012   IT

 
Elogio per il mio museo della notte
Penna invitata

“Sono solo. Sto camminando verso il mare tra piccoli cespugli di ginepro, scendendo un’alta duna di sabbia compatta, chiara e polverosa. Guardo dove metto i piedi mentre cammino, scalzo. Mi avvicino a dei rami piantati nella sabbia, levigati dall’acqua e dal sale devono essere molto più leggeri di come appaiono. Così verticali sembrano piantati però so che stanno fluttuando. Fluttuano nell’aria a pochi centimetri, sono molti. Formano una struttura quasi circolare grande sette o otto metri, tra un legno e l’altro ci sono dai cinquanta centimetri ad un metro, ogni legno sarà un metro e mezzo un metro e ottanta forse poco più con un diametro di qualche centimetro non proprio dritti e tutti uguali per colore, tipo di legno e curvature ma simili. Ci deve essere uno schema ben preciso ma dovrei vedere il sito dall’alto per capirci qualcosa. C’è il sole e il cielo azzurro chiaro come nelle migliori giornate d’estate, dev’essere mattina. Giro attorno al sito dei legni fluttuanti andando verso sinistra in senso orario, il mio obiettivo è il mare li in basso ad un centinaio di metri, un quarto di giro e riprendo la discesa sul sentiero. Il mare blu. La coda dell’occhio destro è sulla struttura. Visione periferica. Quando sto per tornare a pieno al mio proposito di scendere pronuncio un nome. Sì sì lo pronuncio io e lo faccio ad alta voce. Ho chiamato qualcuno. Percepisco qualcosa che cambia, un po’ come quando Predator era invisibile avete presente? L’aria si muove. Un velo trasparente specchia la realtà e si muove. Ecco così. Il nome? Quale nome? Ah sì il nome che chiamo. Il nome non lo ricordo, buio, cancellato. I legni ora sono uomini e donne. Con carne ed ossa. Parlano, ridono. Sono vestiti poco e con pezzi di pelli, teli, cinte. A piedi nudi e qualcuno forse con vecchie infradito. Sono belli e solari, barbe incolte e capelli lunghi i più. Bruciati dal sale e dal sole. Molti giovani. Un paio di vecchi dai capelli bianchi. Non riesco a mettere a fuoco sui dettagli. C’è qualcosa di rituale. Un ritmo di fondo nelle voci. Ho freddo alle mani, devo avere le braccia addormentate.” — Sogno storie visive coi colori bruciati delle pellicole scadute. Da bambino spesso avevo una fifa tremenda poi da quando faccio l’artista sono diventato curioso, prendo appunti furtivi nella notte e li uso per i miei disegni. Negli ultimi anni a volte riesco a capire di star sognando, a svegliare solo quel poco di coscienza che serve, non è che sia bravo a farlo è solo che a volte capita, ed è li che arriva l’illuminazione, qualche ghiandola da qualche parte nel corpo produce qualche sostanza del piacere e senti del calore che si irradia dal centro più profondo. T’illumini insomma. Io penso che i sogni siano come le migliori opere d’arte: molti livelli di lettura, una superficie astratta e significati in profondità, oscuri ma colorati, sfuggono, semplificano. E poi il simbolismo e la narrazione non lineare. È come avere a disposizione ogni notte una nuova opera viva, in divenire, da appendere nel nostro personale e surrealista museo della notte. Tutti noi. Un’opinione? Sognare è una figata. Bene, buoni sogni.

Indie Rocks!, Mexico 2012

 
 
← Press